"Com'è che lo chiamano? Blocco dello scrittore?"Edward sentiva che era un concetto affine alla sua situazione al momento e descriveva perfettamente come si sentiva: bloccato.
Fermo, immobile. Da giorni ormai.
Con le mani nei capelli, osservava i suoi fogli scarabocchiati a china e si domandava dove avesse sbagliato.
"Forse sono le ipotesi. Si devono essere sicuramente quelle. E' un caso troppo particolare per rientrare nella forma normale..."Una espressione di sollievo appariva sul suo volto per un secondo, come se riemergesse dal profondo per poi venire sepolta nuovamente da una ferma concentrazione. Lo scricchiolio della penna stilografica era l'unica cosa udibile nella stanza, insieme al respiro pesante dell'uomo. Pochi minuti passarono prima che tutto cessasse, sia lo strumento che colui che lo impugnava erano muti, mentre gli occhi attenti del professore osservavano il vuoto e la mente girava a vuoto per cercare un metodo di completare il ragionamento.
Edward tratteneva il fiato per l'agitazione, e quando se ne accorse rilasciò l'anidride carbonica che aveva accumulato nei polmoni con un sospiro rassegnato e si alzò dalla sedia.
"Niente. Nulla. Cristo."Girovagava nervosamente per la stanza mentre cercava sovrappensiero il pacchetto di sigarette nel taschino della camicia madida di sudore.
Se ne accese rapidamente una con un fiammifero, riflettendo se gettarlo sul cumulo di fogli che ingombrava la scrivania e liberarsi dall'angoscia.
Erano giorni che era bloccato sullo stesso lavoro, mangiava e dormiva appena, di notte sognava di poter aggirare particolari restrizioni dovute alle leggi naturali e di giungere senza fatica alle conclusioni. Solitamente dopo questo genere di sogni si svegliava tutto sudato e fisicamente appagato.
Era diventata un'ossessione per lui.
"Dov'è la carta? ...Ho finito la carta. Non me ne va bene una."Aveva qualche considerazione sullo stato fisico della materia nelle condizioni che stava analizzando e doveva annotarsele prima che un colpo di sonno lo cogliesse cancellandole per sempre, relegandole a un ricordo sbiadito.
Lo sguardo nervoso di Edward percorreva gli oggetti della stanza come se fosse un radar, cercando qualcosa su cui riportare le sue annotazioni.
In un angolo si trovava il giornale che si faceva recapitare al suo studio ogni mattina che faceva esattamente al caso suo (era un inguaribile patito dell'informazione cartacea il nostro caro e compulsivo Edward).
Ne strappò una pagina a caso, annotò un piccolo paragrafo sul bordo della pagina e con una puntina lo appese alla grossa bacheca di sughero su cui erano appuntati i materiali e le pubblicazioni su cui stava lavorando.
Soddisfatto, almeno per il momento, si lasciò cadere sulla sedia di legno mentre fissava con sguardo perso il giornale su cui aveva fissato i suoi ragionamenti.
Nello stato di stanchezza e semi incoscienza nel quale si trovava, la sua mente venne catturata da un trafiletto stampato vicino al bordo nel quale aveva preso appunti.
Era un annuncio di lavoro, una cosa che normalmente non avrebbe nemmeno lontanamente impiegato il suo interesse, ma vuoi la stanchezza, vuoi il senso di impotenza e frustrazione dovuto alla sua ricerca, in un secondo Edward seppe cosa fare.
Si alzò, gettando nel posacenere il mozzicone di sigaretta ancora a metà.
Una doccia, un cambio. Un pasto rapido, al massimo.
Aveva circa tre ore a quanto si leggeva dall'annuncio.
_______________________________________________________
L'aria fresca gli accarezzava il viso e gli procurava una piacevole sensazione, mentre camminava con le mani nelle tasche dei pantaloni per le vie della città.
Si sentiva rinato dopo essersi lavato, e nonostante il sole desse fastidio agli occhi poco abituati alla luce di Edward, era a suo agio ora che sapeva cosa fare.
Semplicemente staccare un po'. Osservare il problema da lontano.
"Le più grandi scoperte scientifiche sono state intuite davanti ad un boccale di birra, o durante una partita di calcio. Concentrarsi ossessivamente sul problema rende cechi, preclude una visuale più ampia che potrebbe determinare una soluzione semplice."Era vero, aveva assistito varie volte a certi momenti di illuminazione di colleghi. Stavano svolgendo attività totalmente scollegate dal loro campo di ricerca, pescando, facendo la spesa, tirando con l'arco. Ma giungeva sempre allo stesso modo: si fermavano di colpo nel bel mezzo di qualsiasi cosa stessero facendo e sorridevano. L'idea arrivava con un sollievo tale che l'espressione parlava da sola: era così semplice.
Controllava i numeri degli edifici sulla via, alla ricerca dell'indirizzo che recitava il pizzetto di giornale che aveva in tasca.
Perchè aveva deciso di presentarsi ad un'offerta di lavoro?
Soprattutto per nulla affine con il suo campo, si trattava di scortare un avvocato, fargli da guardia del corpo.
"Qualsiasi cosa che mi tenga occupato andrà bene. Non voglio pensare a quelle particelle per almeno una settimana."L'uomo provava una strana forma di gratitudine verso l'avvocato Johanna Proudmoore (si chiamava così?) in quanto l'aveva praticamente salvato da una crisi di nervi, e dopotutto Edward era così esaurito che una cosa stupida come presentarsi ad un colloquio di lavoro per guardie del corpo era di gran lunga una opzione migliore che tornare al lavoro su quelle dannate formule.
-: Ecco qua. Studio dell'avv. Proudmoore.Disse il fisico mentre leggeva la targhetta in ottone sulla porta di legno massiccio, mentre individuava il campanello da suonare per poter entrare. Una voce lo interrogò al citofono su chi fosse.
-: Edward Nerst, vengo per l'annuncio.Con un ronzio elettrico la porta di ingresso si aprì, conducendolo ad un elegante ingresso che una volta percorso portava ad un altrettanto elegante studio.
Le pareti del corridoio erano di un blu cadetto, come quelle della sala, e al muro si alternavano quadri di pregevole fattura e librerie in legno di noce, con ripiani stracolmi di testi sul diritto giudiziario o penale.
Fortunatamente Edward aveva fatto in tempo a lavarsi e a rendersi presentabile, altrimenti il senso di disagio sarebbe stato ancora maggiore di quello di una persona che si sta presentando ad un lavoro per la quale non è qualificata e del quale non ha idea siano i requisiti.
"Non sarà così difficile, ho fiducia."Purtroppo per lui era un teorico, non aveva esperienza sul campo, ben che meno di scazzottate e sparatorie. Forse avrebbe fatto meglio a iniziare.
-: E' permesso...?Ho dato per scontato che ci fosse permesso accedere allo studio, se non va bene modifico.
Edited by Boltzmann - 1/3/2016, 12:35