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Il Palazzo d'Illusioni, per il sesto contest di scrittura del forum

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view post Posted on 19/7/2014, 14:44
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Life was a mistake.

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Il Palazzo d'Illusioni

Sogno fin da bambino un palazzo fatto d'illusioni.
Una grossa struttura metallica ricoperta di materiali riflettenti, dei colori dell'arcobaleno, rosso, giallo, verde, blu.
E quando le persone ci passano davanti vedono loro stessi e le proprie illusioni.
E i bambini affascinati da quell'imponente blocco psichedelico di luci e ombre, e i vecchi indignati, e le donne accorate.
Un palazzo fatto delle illusioni delle genti, senza porte. Cosa ci sarà dentro? Perché costruirlo?
Cosa ci sarà dentro?
Dentro non v'è altro che l'eco dei riflessi esterni, vampate di debole luce che si perde in una cortina di nebbia e fumo.

Quello era il mio sogno. E nel mentre crescevo, maturando l'idea di un palazzo fatto d'illusioni, e il palazzo un'illusione stessa.
E poi venne l'amore, e il palazzo era concreto, e v'era una cucina, un cortile, bimbi dai ricci capelli color biondo cenere, e lei alla porta, e io dentro, ora fuori, ora a rincorrere un sogno, un'inesistente ricordo. Un'illusione.
E poi l'amore volò via, ed ero stanco di correre. E il palazzo era lontano, ma imponente, copriva tutta la visuale.
Volevo superarlo. Cosa c'era dietro quel palazzo? Cosa mi riserbava il futuro?
Cosa c'era dietro?
Dietro c'era il palazzo, che ormai era il mio passato, addio mio vecchio amico.

Ma non lo accettavo, legato a un ricordo d'un'illusione, di un sogno maturato con una vita intera. E allora ero un giovane uomo, con le cicatrici di un'adolescenza normale e il petto coperto di peli in attesa di un futuro bianco.
Volevo quel futuro, dovevo superare il palazzo, il mio palazzo, il MIO palazzo. E allora salivo su, e cercavo di arrampicarmi, ma il vetro era scivoloso. E mi ferivo le mani, sanguinavano, ma io abbracciavo il mio palazzo, i miei ricordi e le nostre illusioni.
E qui il mio volto era deformato, lì v'era mia madre e poi tornava lei, lei alla porta e io che rincorrevo.
E allora la rabbia, i pugni, rompo i vetri, cado giù, all'indietro, sbatto a terra.
Sangue, lo perdo, a fiotti.

E non c'è spazio neanche dietro per il palazzo. Non c'è futuro né passato, va demolito, come i ricordi e le sofferenze, scacciare le illusioni di un'infanzia e una vita intera. E prendo a pugni il vetro, mi sbuccio le nocche; e tiro via le lastre di metallo, mi ferisco i polpastrelli, perdo le impronte digitali come la mia identità che con il palazzo va morendo. E i mattoni, ogni mattone, che cade giù.
Non c'è porta, non c'è riflesso. Cosa c'è dietro? Cosa c'è dentro?
Nulla, è vuoto, solo macerie, non esiste, come un'illusione.

E vado avanti, vuoto, cammino, nel viaggio chiamato vita. Senza un'obiettivo, senza un passato, come un mantello vuoto che svolazza al vento secco del deserto. Un'oasi che è un palazzo, un'illusione doppia.
Cosa c'è sotto? Perché è qui?
Cosa c'è sotto?

E mi ritrovo, ormai uomo, adulto, architetto. Progetto case, città. Mai un palazzo. E' la vita ironica, fino a una sera. Una foto, lei? Lei.
E il palazzo ritorna, con tutti i sogni e le speranze, e i progetti che le gente ci rifletteva dentro, e ora idee, un vortice, l'esperienza.
E un corridoio, un tappeto vermiglio a terra, le porte in legno e le manopole in ottone. Un tavolino, un vaso, una pianta.

Ma è buio! Si rompono gli schermi, in una gioia di colori! Il sole li riflette, nel cielo, mentre cadono a terra, e la gente in festa!
Finestre! Tante finestre! Da cui ammirare il gioco di colori, da cui ammirare i sogni e le speranze della gente! Da cui ammirare quello che io decido!

IO DECIDO! Un'adrenalina di potere, mi sento un Dio, mi pervade la testa, tutto scompare, la gente non gioisce, c'è solo la luna e un freddo pezzo di metallo scuro sopra la città.
E io in ginocchio, rinchiuso dentro le mie stesse idee, dentro le mie speranze e i sogni, dentro il mio palazzo di illusioni. Che piango, e accarezzo le statue dei miei ricordi, del mio passato. Cosa c'è fuori? Come uscirne?
Cosa c'è fuori?
Fuori c'è ancora il Mondo, che mi aspetta.

E prendo un martello, faccio una porta, esco, ma gente entra. Condivido. Un tetto di vetro, da cui far entrare la luce.

E tutti restano basiti.

Un palazzo fatto di sentimenti. Un palazzo pieno della rabbia e del dolore della gente, e la gioia degli innamorati, e la spensieratezza dei bambini.

Un palazzo fatto di illusioni, le mie, le tue, le loro, le nostre. E la gente che da fuori ammira, per un po', e passa via, senza far più caso a nulla.


Edited by Sennar1927 - 19/7/2014, 16:11
 
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view post Posted on 22/7/2014, 18:57
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Mi lasci perplessa sennar...storia che ho letto tutto d'un fiato senza mai annoiarmi però non so... Mi lascia perplessa...

Voto: 7,2
 
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