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Destini intrecciati, brandelli di un futuro interrotto.

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view post Posted on 4/2/2014, 21:51
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Suocera della patria!

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Destini intrecciati, brandelli di un futuro interrotto.

Capitolo I: la signora delle nevi.

Akira correva nella foresta di Neo Green Life, scattando agile fra gli alberi imbiancati dalla neve di dicembre. La temperatura scendeva rapidamente, e già il respiro affannato del bambino si condensava in bianche nuvole di vapore. Mancava poco al tramonto. Akira controllò che il sacchetto che teneva attaccato alla cintura fosse ancora al suo posto. Rassicurato, continuò la veloce corsa, ansioso di scaldarsi vicino al focolare. Aveva sei anni, vivaci occhi marroni e una zazzera arruffata di capelli biondi che proprio non ne voleva sapere di stare al suo posto. Esausto per la lunga corsa, decise di riposarsi qualche minuto al riparo di una roccia. Tremava dal freddo. I vestiti che indossava non lo coprivano abbastanza, e iniziava a temere di non riuscire a tornare a casa prima del calar del sole. Asciugandosi il sudore con un braccio, sospirò di stanchezza. Poi riprese la corsa. Nonostante l'abitudine, dover correre nella neve lo rallentava, impedendogli di tenere un'andatura uniforme. Costeggiò per qualche minuto un fiume ghiacciato, diretto verso ovest, ma presto si dovette addentrare di nuovo nella foresta, quando questo deviò il suo percorso verso nord. Già le ombre della notte si allungavano, obbligando il bambino a strizzare gli occhi nell'oscurità. Non temeva di perdersi, quanto piuttosto di morire assiderato nel buio della foresta. Non era la prima volta che si spingeva verso sud, per comprare qualche cosa ai villaggi vicini, ma non era mai stato costretto a viaggiare di notte, e la cosa lo preoccupava. Akira notò con irritazione che in poco più di un ora il sole sarebbe sparito dietro le montagne a occidente, impedendogli di continuare la marcia. Per quanto difficile, avrebbe dovuto accelerare il passo. Corse ancora per circa venti minuti, cercando di non perdere l'orientamento in quel labirinto gelido. Il sudore continuava a colargli sul viso, annebbiandogli la vista. Fu forse per questo che non vide una radice sporgente, semi nascosta dalla neve più fresca. Akira inciampò, cadendo in avanti e sbattendo la testa per terra. Sentì il sapore metallico del sangue in bocca, poi il buio.

Si risvegliò poche ore dopo. Akira, ancora intontito, si accorse a malapena di essere steso in un letto, al caldo, vicino ad un fuoco che ardeva scoppiettante al centro della stanza. Si trovava in un piccolo rifugio di legno, ma non a casa sua. Il bambino si alzò a fatica su un gomito, osservando preoccupato l'ambiente circostante. Dall'unica finestra della modesta abitazione, vide che era notte, e che la tormenta infuriava. Con un sussulto, ricordi delle ore precedenti gli tornarono alla mente. Era caduto e aveva sbattuto la testa. Si toccò il capo, notando con stupore di essere stato fasciato e curato. In quel momento, la porta si aprì. Una donna di incredibile bellezza fece la sua apparizione, un'espressione serafica sul viso. Era alta, e indossava un lungo abito nero che metteva in risalto le belle forme di giovane donna. Aveva lunghi capelli neri, e gli occhi grigi squadravano il bambino come se volessero sondare il suo spirito. Involontariamente, Akira rabbrividì. La donna camminò verso di lui, e Akira notò che pur essendo appena rientrata non aveva nemmeno un fiocco di neve sul corpo, né sul vestito. Sembrava un fantasma, o uno spettro delle antiche leggende. La donna si inginocchiò al capezzale del bambino, con un ampio sorriso sul volto. In seguito, Akira avrebbe spesso ripensato a quel sorriso: era un sorriso ambiguo, tanto pronto a distendersi in una limpida risata quanto a contrarsi in un ghigno crudele. La donna allungò una mano ad accarezzare la testa del bambino. Akira avrebbe voluto scansare la mano della signora, ma non osava muoversi. Incapace di sopportare più a lungo quel pesante silenzio, Akira disse:
- Siete stata voi a salvarmi, signora? -
La donna annuì, e Akira avrebbe giurato di aver scorto un guizzo di malignità nei freddi occhi di lei, e un tremito impercettibile nei suoi sensuali movimenti. La donna si staccò da lui, alzandosi in piedi. Con calma, raccolse da un angolo della stanza del legno secco, per rinvigorire le fiamme. Solo allora rispose. La sua voce era musicale, ma fredda e tagliente.
- Certo, mio piccolo Akira. Ho immaginato che svenire nella neve non rientrasse nei tuoi passatempi. Così ti ho portato qui... -
Akira sussultò. La donna conosceva il suo nome. Sorpreso più che spaventato, replicò:
- E voi chi siete? -
Sul volto della donna balenò una smorfia divertita.
- Questo lo saprai al momento giusto. Per il momento non ti serve saperlo. Ti ho salvato per un motivo preciso: dì a tua madre che il tempo è vicino, fra poco dovrà pagare il suo debito...dille che la strega è tornata per prendere ciò che è suo di diritto. Ricordatelo. -
La strega si avvicinò di nuovo ad Akira, prendendogli il viso fra le mani. Il respiro della donna aveva un aroma gradevole, ma indefinibile. Con un sussurro, gli disse:
- Dormi. Il freddo abbraccio della strega ti cullerà fino all'alba... -
Akira si sentì assalito da un indomabile senso di stanchezza. La mano della donna gli chiuse delicatamente gli occhi, ma con fermezza, e il bambino sprofondò in un lungo sonno senza sogni...la donna rise con malizia.
- Fra poco il futuro si metterà in moto, piccolo Akira. Fra poco...ma non ancora. Per il momento riposa. -

E' mia intenzione scrivere un lungo racconto sul passato di Akira prima dell'Esame Hunter, ossia della Quest 001. Non mi aspetto che seguite questo piccolo lavoro, ma se lo faceste ve ne sarei immensamente grato. Naturalmente, non è obbligatorio giocare al GDR per capire la vicenda, perchè è autoconclusiva e solo parzialmente legata alla trama delle varie Quest a cui ho partecipato.
 
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view post Posted on 4/2/2014, 22:01

Double hunter

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Sicuramente scritta molto bene ma se vuoi un consiglio riordinala non focalizzarti solo sugli eventi della 077, poi sarebbero avvenuti prima dell'inizio del gdr?
 
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view post Posted on 4/2/2014, 22:03
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Suocera della patria!

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Tutto tornerà, tranquillo. Se ti ricordi, alcune di queste informazioni già le ho date addirittura nel vecchio esame 001 xD
 
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view post Posted on 4/2/2014, 22:08

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Se vuoi saperlo sono andato a rileggerlo mentre postavo alla 78 proprio perché ricordavo che avevi accennato a qualcosina nella storia di Akira proprio su mia richiesta, da lì è partita tutta la teoria che in realtà il bambino di cui si parla fosse lui. Però non trovo l'accenno che dici
 
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[Nessuno]
view post Posted on 5/2/2014, 14:08




Capitolo 1:
Bella, ci voleva proprio. Inizio lento ma non troppo. Finale che richiama spunti e continuum. Si attendono presto altri capitoli.

PS: alla fine spero di non far confusione fra elementi GDR On e GDR Off.
 
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view post Posted on 9/2/2014, 19:46
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Suocera della patria!

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Capitolo II: Il Giorno prima dell'inizio, parte prima.

Akira si risvegliò all'alba, come promesso dalla strega. Si sentiva rinvigorito, e le ferite non gli dolevano molto. Il bambino si alzò in piedi, sbadigliando. Il fuoco era spento, ma non da molto tempo: le braci erano ancora calde, e spargevano un tenue tepore nella stanza altrimenti gelida. Sul tavolo, Akira trovò dei vestiti puliti, e più pesanti, foderati di pelliccia. Alla strana scoperta, non poté fare a meno di alzare un sopracciglio, sospettoso. L'incontro con la strega lo aveva colpito, inutile negarlo, ma a dominare il giovane era sicuramente un sentimento di ingenua curiosità. Aveva sentito tante storie di streghe e magia dall'anziano del villaggio vicino, quando ancora la madre lo obbligava a vivere fra i suoi coetanei, e sapeva che erano esseri molto potenti, sovente malvagi ma sempre desiderosi di camminare fra i mortali. Il bambino scosse la testa, provando un lieve giramento. Evidentemente, era ancora piuttosto debole. Senza indugio, Akira si vestì, godendo del calore delle nuove vesti. Gettando uno sguardo fuori, notò che aveva smesso di nevicare. Un nuovo strato di neve fresca rendeva più difficile il percorso, ma non poteva permettersi di attendere le ore più calde del meriggio. Con rinnovato desiderio di tornare a casa e riabbracciare la madre, Akira si rimise in cammino. Non aveva più motivo di affrettarsi, specie dopo l'incidente del giorno precedente: la gioia dei suoi genitori nel rivederlo vivo sarebbe stata più grande dell'irritazione per un paio d'ore di ritardo in più. Akira proseguì per circa due ore all'ombra degli alberi e dei ruscelli ghiacciati, attento a non commettere imprudenze. La montagna poteva rivelarsi pericolosa anche a piedi esperti, e questo ora lo sapeva bene. Non avrebbe più sottovalutato i pericoli della tormenta, si ripromise in silenzio. All'incirca verso le otto del mattino, giunse in vista di casa. L'abitazione di Akira sorgeva isolata da ogni centro abitato, in una valle circondata dalle montagna e in prossimità di un fiume. La casa era piuttosto grande per essere un'abitazione di Neo Green Life, ma comunque costruita in un unico piano. Il bambino affrettò il passo, sentendo d'un colpo pesare la stanchezza accumulata nelle ore precedenti. Con un sospiro, aprì la porta ed entrò in casa. La madre di Akira era seduta vicino al caminetto. Era una bella donna, all'incirca sui trent'anni. I lunghi capelli marroni erano raccolti in una morbida treccia, e non appena vide il bambino si voltò, sorridendo radiosa.
- Sei tornato... -
Akira fece un lieve inchino.
- Perdonatemi, madre. La tormenta mi ha impedito di tornare prima di questa mattina. -
- Non devi scusarti. Ero preoccupata. Sono felice di vederti sano e salvo. -
Akira si rilassò. Si avvicinò alla madre, consegnandole il sacchettino di pelle che teneva ancora attaccato alla cintura dal giorno prima.
- Madre, ho comprato le erbe che mi avevate chiesto. -
La donna lo abbracciò senza parlare, prima di mettere a bollire sul fuoco dell'acqua per fare il tè. Akira si sedette per terra, togliendosi i vestiti bagnati e mettendoli ad asciugare. La madre di Akira chiese, più incuriosita che arrabbiata:
- E quei vestiti da dove vengono, Akira? Li hai rubati? -
Il bambino scosse la testa, ma senza sollevare gli occhi dal pavimento.
- Vedete, madre... -
Prima che potesse spiegarsi, la porta della casa si spalancò. Akira si voltò di scatto. Sull'uscio di casa, un uomo dall'espressione severa. Assomigliava terribilmente ad Akira, ma i suoi capelli biondi erano striati di grigio vicino alle tempie e gli occhi erano più freddi.
- E' tornato, Reiko? -
La donna annuì. Akira scattò in piedi, facendo un piccolo inchino e salutando il padre. Questi non rispose al saluto. L'uomo si avvicinò al bambino, e lo colpì con un calcio allo stomaco, mandandolo a terra. Akira gemette in silenzio, tossendo.
- Questo è per non essere tornato ieri. -
L'uomo alzò un braccio per colpire ancora, ma Reiko si interpose fra i due, proteggendo il figlio. Akira lanciò uno sguardo di gratitudine alla madre, che lo aveva protetto una volta di più dalle violenze del marito.
- Non è necessario, Ibuki. Sono sicura che rischiare di morire nella foresta sia stata una punizione sufficiente. Vieni, c'è del sake... -
Ibuki sospirò.
- Sei troppo buona. Quel ragazzo ha bisogno di disciplina. -
Pur senza replicare, Reiko non permise comunque al marito di avvicinarsi di più. Alla fine, Ibuki dovette capitolare. Sospirando, lasciò in pace Akira, andandosene a bere. Akira si rialzò in piedi, ancora dolorante. Reiko lo aiutò a tirarsi su, controllando che stesse bene. Con un sorriso triste, gli accarezzò la testa, notando solo in quel momento che il figlio fosse ferito.
- Sei ferito. Vieni, ti cambio le bende. Sei stato bravo: la fasciatura è impeccabile. -
- Non sono stato io, madre. E i vestiti non li ho rubati. Mi sono stati dati da una donna, una vostra conoscente. -
Se Reiko sembrava sorpresa, non lo diede a vedere.
- Capisco. E' stata la Strega, vero? Cosa ha detto? -
Ha detto di essere tornata perché voi saldaste il vostro debito, madre.
La donna annuì, mentre con mano esperta gli cambiava la fasciatura e controllava che la ferita non facesse infezione.
- Si, ha ragione. Il tempo è prossimo... -
- Cosa volete dire? -
Reiko gli sorrise, scompigliandogli i capelli biondi.
- Che fra poco dovrai fare un viaggio, Akira. Te ne parlerò stasera. Per il momento riposa. -
Il bambino non poteva capire, ma decise di non fare domande. Dall'altra stanza, Ibuki iniziò a chiamare la moglie perché servisse dell'altro liquore. Reiko fece una smorfia di disapprovazione, ma ubbidì, lasciando Akira da solo.
 
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view post Posted on 9/2/2014, 22:27

Hunter
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Vogliamo la parte seconda!!!!!!! :rosa: :rosa: :rosa:
 
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view post Posted on 9/2/2014, 22:30

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Uhm, non c' è che dire scritto molto bene ma in alcuni punti forse avresti potuto dilungarti un po' di meno secondo me. Più che altro perché non sono post ma è una storia che in teoria andrebbe letta non dico tutta d'un fiato ma quasi. Oltre questo per la storia non mi esprimo manca ancora troppo e sono anche condizionato dal fatto che conosco la storia di Akira post gdr
 
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view post Posted on 9/2/2014, 22:32
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Suocera della patria!

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CITAZIONE (~Straiker~ @ 9/2/2014, 22:30) 
Uhm, non c' è che dire scritto molto bene ma in alcuni punti forse avresti potuto dilungarti un po' di meno secondo me. Più che altro perché non sono post ma è una storia che in teoria andrebbe letta non dico tutta d'un fiato ma quasi. Oltre questo per la storia non mi esprimo manca ancora troppo e sono anche condizionato dal fatto che conosco la storia di Akira post gdr

Boh io la vedo un pochino al contrario. Non essendo un manga ma appunto un racconto credevo fosse normale dilungarsi, descrivere e far apprezzare, per quanto modestamente, lo stile.
 
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view post Posted on 9/2/2014, 23:30
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Ok io amo come scrivi <3. Aggiungiamoci che sono una fan di Akira...<3 <3 <3
... Quando pubblichi il libro?! ^///^.
Copia autografata, pls <3
 
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[Nessuno]
view post Posted on 10/2/2014, 13:01




Capitolo 2:
Molto bello come capitolo. L'unico appunto che mi viene in mente, è stata l'onniscenza della madre nelle righe finali che ha portato una velocizzazione rispetto al resto. Per il resto tutto viene trasmesso limpidamente.
 
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view post Posted on 15/2/2014, 18:37
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Hunter

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Davvero bella storia...ovviamente attendo la continuazione
 
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view post Posted on 14/3/2014, 18:43
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Suocera della patria!

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Capitolo III: Il giorno prima dell'inizio, parte seconda. L'incubo.

- Dove sono...? Madre, dove siete? -
Nessuno rispose. Akira vagava ormai da ore in quella che sembrava una strana foresta, fiocamente illuminata dalla luce della luna e immersa nella nebbia. Nonostante la temperatura men che piacevole, non poteva dire di avere freddo. Una volta di più, il bambino cercò di ricordare come fosse finito lì e, soprattutto, cosa fosse successo a casa sua dopo il pranzo con Reiko. Era certo di aver aiutato la madre nelle faccende domestiche, mentre Ibuki si era diretto con gli altri uomini in paese. Da quel momento in poi, i suoi ricordi si facevano più confusi. Ricordava vagamente Reiko, intenta ad accarezzargli la testa dolcemente, sussurrandogli qualcosa all'orecchio. Più si sforzava di ricordare cosa avesse detto più la memoria lo abbandonava, tanto da spingerlo a credere si fosse trattato solo di uno strano sogno.
- Questa foresta è strana... -
E lo era davvero. Non aveva mai visto una foresta del genere, fredda e buia ma priva di qualsiasi presenza animale. Le piante stesse parevano creature inanimate. Eppure, era indubbio che la foresta lo stesse osservando, maliziosa, desiderosa di ferirlo, quasi dotata di vita propria, indipendente da quella delle piante e degli animali che la componevano. Una foresta imbenetrabile e corrotta, come le spire di un serpente sempre più vicine a strangolare la preda inerme. Akira era sicuro di non aver mai visto niente di simile nelle vicinanze di casa sua. Improvvisamente, sentì un dolore acuto al braccio sinistro. Con sgomento, si accorse di avere una brutta ferita dai lembi slabbrati, probabilmente causata da un pugnale, o qualcosa di simile. Il bambino si guardò intorno, spaventato e dolorante. Gli girava la testa, e si sentiva soffocare. Il sangue colava lento dalla ferita, ma Akira, confuso com'era, non pensò di fasciarla né di arrestare l'emorraggia. D'istinto, sconfiggendo la paura e accantonando le domnde ancora senza una risposta, iniziò a correre, cercando una via d'uscita. Inaspettatamente, dopo qualche minuto di corsa frenetica, la foresta lasciò il posto ad una piccola baia, ugualmente buia e ricoperta da un velo di nebbia, ma non altrettanto soffocante. Akira si avvicinò all'acqua, a piccoli passi.
- Il mare...-
Non lo aveva mai visto, ma ne era sicuro. Più calmo, risciacquò la ferita con l'acqua salata, cercando di pulirla dal sangue. Si guardò intorno. Si trovava forse su un'isola. La baia continuava ad ovest per un certo tratto, ma era impossibile stabilire le dimensioni dell'isola a causa della nebbia. Come se l'isola stessa gli avesse letto nel pensiero, una raffica di vento innaturale sollevò la coltre che gli impediva la vista, rivelando l'ambiente fin dove l'occhio poteva spaziare. Si trovava in un arcipelago di piccole isole, tutte apparentemente disabitate. Solo ad oriente si poteva vedere una qualche luce, forse una costruzione arrocata in cima alla montagna, illuminata dalla luce lunare. Akira riflettè che probabilmente per non uscire dalla foresta per così tanto tempo doveva aver vagato in tondo, senza meta. Il bambino scosse la testa.
- Ti serve aiuto? -
Akira si voltò di scatto. Dietro di lui c'era un bambino della sua stessa età, solo un po' più alto e con i capelli più corti, biondi come quelli di Akira. Nel complesso, si assomigliavano in modo impressionante. Quando lo osservò con maggior attenzione, si accorse che aveva gli occhi di un rosso cupo, anormale. Akira rabbrividì. L'altro lo squadrava con eguale interesse, sfoggiando un sorrisetto tranquillo ma niente affatto rassicurante.
- Chi sei? Dove mi trovo? -
L'altro ridacchiò, irritando non poco Akira. La ferita gli bruciava, rendendolo irrequieto. Non sapeva come comportarsi. La situazione in cui si trovava rasentava l'assurdo.
- Oh non saprei. Ti ho soltanto seguito per qualche tempo. -
- Stai mentendo. -
Akira ne era sicuro. Ma la cosa che lo lasciava più perplesso era che l'altro aveva modulato la voce e i gesti in modo tale che se ne accorgesse.
- E' vero. -
L'ammissione spiazzò completamente il bambino, lasciandolo esterrefatto. Prima che Akira potesse raccogliere le idee, l'altro alzò le mani, sospirando. Si avvicinò ad Akira, poggiandogli una mano sulla spalla.
- Senti, avremo tutto il tempo del mondo per conoscerci meglio, credimi, ma in realtà adesso dovresti andartene, sai? Il mio compito è finito. -
- Sono stanco di questi giochetti. Chi diamine sei? Di cosa parli? -
- Immagino sarai stanco di sentiretelo dire, ma non è ancora il momento. -
- Senti chi parla! Avrai si e no la mia età, bastardo!-
L'alto ammiccò.
- Forse, o forse no. -
Prima che Akira potesse replicare, l'altro lo colpì con una ginocchiata allo stomaco, mozzandogli il respiro. L'attacco lo colse completamente di sorpresa. Il bambino cadde in ginocchio, gurdando il suo assalitore con odio. Questi sembrava divertito.
- Che sguardo omicida. Arrivederci, Akira. -

Edited by Oblivioner - 1/9/2014, 11:29
 
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