Quest 098: AAA Amici cercas

Simmon si trovava a passeggiare per le tranquille strade di Zapan. Era passato ormai diverso tempo da quando aveva superato l'esame per diventare Hunter ed aveva acquisito la licenza. Eppure, nonostante la conquista della licenza avrebbe dovuto renderlo soddisfatto, c'era una questione che lo tormentava senza dargli pace. Il motivo riguardava proprio la fine dell'esame, a partire dalla modalità con cui gli era stata consegnata la licenza. Questa era, infatti, apparsa dal nulla, andandosi a depositare direttamente nella mano sua mano. Successivamente il luogo in cui avevano sostenuto l'esame svanì nel nulla, sostituito da una stanza minuscola, nonostante un momento prima Simmon si trovava in uno spazio aperto. Per concludere anche l'esaminatore, presente anche lui nella stanza insieme a tutti gli altri esaminandi, scomparve proprio davanti ai suoi occhi. Da quel momento Simmon si era tormentato alla ricerca di una spiegazione logica a ciò che era avvenuto. Tutto quello che era riuscito a scoprire, però, era che tutto quello a cui aveva assistito era stato realizzato tramite una sorta di potere arcano, chiamato nen. Ma non era riuscito a scoprire nessun ulteriore dettaglio su cosa realmente fosse questo potere, né sapeva in che modo poterlo ottenere. O almeno non aveva trovato nessun ulteriore informazione fino a quel momento. Ma quel giorno la fortuna sembrò arridergli. Questo perchè finalmente quel giorno era riuscito a trovare il modo di far suo quel potere. Il motivo di tale svolta risiedeva stretto nella sua mano. Si trattava semplicemente di un giornale locale, che Simmon si era ritrovato ad acquistare preso dalla noia. Sperava che potesse essere una fonte di distrazione dalla noia. Fu sfogliando le sue pagine che il suo occhio cadde su un articolo che destò subito il suo interesse. Più che un articolo era una sorta di annuncio, in cui l'autore prometteva di insegnare l'arte dell' aura a chi fosse stato interessato a diventare suo amico. Aveva quindi subito deciso di dirigersi presso il luogo indicato sull'annuncio. Ovviamente non gli fregava nulla di fare amicizia, tutto ciò che desiderava era apprendere il nen. Non dovette camminare a lungo prima di raggiungere la sua meta. Si trovava davanti ad una casa dall'aspetto decisamente accogliente, con le pareti verniciate di bianco ed un giardino a decorare l'esterno. Attraversò il giardino e raggiunse la porta d'ingresso in legno verniciata di nero. Bussò alla porta, sul suo volto si disegnò un enorme sorriso, il più amichevole che riusciva a realizzare. Per lui l'apparenza era tutto, e se doveva fingere di voler stringere amicizia, avrebbe cercato di farlo nel miglior modo possibile.

Mentre attendeva che la porta dell'abitazione venisse aperta, Simmon vide un altro ragazzo avvicinarglisi. Questi, non appena lo ebbe raggiunto, non esitò a rivolgere la parola a Simmon.

Eila, ciao. Come te la passi? Ti ricordi di me? Abbiamo partecipato allo stesso esame hunter.

Simmon guardò in volto quel ragazzo, il sorriso, tanto ampio quanto costruito, ancora stampato in volto. Dovette rifletterci un po' su, prima di ricordare di averlo effettivamente già incontrato all'esame. Era inoltre stato l'unico degli esaminandi a rivolgergli la parola. Non gli era sembrato un tipo troppo sveglio quella volta, visto la domanda che gli aveva posto. Il sorriso che Simmon si era preparato scomparve per un piccolo lasso di tempo, lasciando il posto ad un'espressione più fredda ed inespressiva. Durò un niente, un battito di ciglia, tempo durante il quale Simmon decise l'approccio da seguire con quel ragazzo. Un attimo dopo il suo sorriso era di nuovo lì, al suo posto, stampato sul volto dell'Hunter. Decise che l'approccio amichevole era il migliore per affrontare quella situazione.

Si, certo che ricordo. Ma se non sbaglio, in quell'occasione, non mi dicesti il tuo nome.

Rispose nel tono più cordiale che gli era possibile. Fu proprio in quel momento che la porta della casa si aprì. Dall'ingresso spuntò fuori un uomo dall'aspetto quantomeno curioso che portava un enorme paio di occhiali. L'uomo, senza proferire nemmeno una parola, fece loro cenno di entrare all'interno dell'abitazione. Insieme a Simmon e al ragazzo che aveva partecipato con lui all'esame, era presente anche una terza persona. Si trattava di un ragazzo dai capelli neri e di media lunghezza. Simmon si avviò quindi all'interno della casa, seguendo l'uomo che aveva aperto la porta. Questo si accomodò quindi su una poltrona e prese la parola.

"Salve, io sono Yostire. E quello che non vedete alla mia destra è Gaspare, un buffo animaletto da compagnia. Se siete qui suppongo già sappiate cosa sia il nen, ma una spiegazione non fa mai male."


Disse l'uomo. Nonostante avesse specificato che non potevano vedere Gaspare, Simmon spostò d'istinto il suo sguardo alla destra dell'uomo, non vedendo ovviamente nulla di particolare. Yostire riprese comunque immediatamente a parlare, senza dar loro la possibilità di dir nulla.

"Il Nen è un'energia spirituale presente in ogni essere vivente, che può essere usata e manipolata in una varietà di modi diversi da un esperto utilizzatore."


Dopo aver dato quella spiegazione, Yostire sbuffò, poi continuò il discorso.

"Se avete domande siete esponetele mentre ci dirigiamo nella sala d'allenamento. Ah, vorrei anche sapere se qualcuno di voi ha già sbloccato gli shouko... Probabilmente qualcuno, forse tutti, non avrà la più pallida idea di cosa siano gli shouko nel caso la risposta è no."


Ovviamente Simmon non aveva la più pallida idea di cosa fossero gli shouko, ne aveva capito molto di tutto quello che l'uomo aveva detto finora. Ma la cosa non gli importava. Non fece alcuna domanda, dal momento che non aveva idea di cosa Yostire avesse detto fino a quel momento. L'unica cosa che davvero gli importava era che finalmente era nel posto giusto. Il suo corpo fremeva dall'eccitazione di impadronirsi del nen. Si apprestò a seguire Yostire verso quella che lui aveva chiamato sala d'allenamento.

Yostire incominciò rispondendo alle domande poste da uno dei ragazzi. Rimase comunque sul vago, accennando solamente al fatto che il nen era un potere che poteva essere accresciuto e che ne esisteva una sua applicazione chiamata hatsu che variava da persona a persona. Non scese comunque nei dettagli rimandando l'argomento. D'un tratto, però, il suo atteggiamento cambiò radicalmente, facendosi decisamente serio, abbandonando quell'aria rilassata che aveva avuto fino a quel momento.

Dunque... Esistono due modi per sbloccare il nen: la meditazione oppure...

Yostire scattò e, a turno, colpì i tre ragazzi sul collo con una velocità impressionante. Simmon rimase paralizzato da quanto il tutto si fosse svolto velocemente. Non era riuscito a muovere nemmeno un arto, non aveva nemmeno potuto tentare di bloccare o evitare quel colpo. Ma la velocità di esecuzione di Yostire non era stata l'unica cosa a scuoterlo. Dopo essere stato colpito, infatti, aveva iniziato a sentire un innaturale caldo avvolgerlo. Tese le mani in avanti ed abbassò lo sguardo ad osservarle. Una specie di sostanza simile ad un fumo molto sottile stava fuoriuscendo dalla sua pelle senza sosta. In quel momento Yostire riprese a parlare:

Oppure un bel colpo a man rovescio sul collo. Ah, adesso potreste morire, per evitar ciò concentratevi, rilassatevi rallentando il flusso d'aura fino a fermarlo... In pratica ho aperto i vostri contenitori d'aura.

Simmon si riscosse dal breve stato di confusione in cui era entrato pochi attimi prima. Yostire aveva ben specificato che se non fossero riusciti a contenere quella fuoriuscita di aura sarebbero morti. Sorrise. Aveva sempre amato il rischio, ed era sempre stato disposto a mettere in palio la propria vita al fine di raggiungere i suoi obiettivi. Si rilassò e si concesse un lungo istante di tempo per continuare ad osservare quel fumo sottile fuoriuscire dal proprio corpo. Era uno spettacolo che lo affascinava. Una volta che ebbe impresso per bene quel fenomeno nella sua mente si sentì pronto al passo successivo. Chiuse gli occhi e ricreò nella sua mente l'immagine di quel fumo. Iniziò a respirare sempre più lentamente, per favorire il processo di concentrazione. Poi iniziò a cercare di modellare quel fumo col pensiero, di cambiargli la forma, di incanalarlo in flusso ben definito.Tentò di comprimerlo sempre di più intorno al suo corpo, provando ad impedirgli di disperdersi nell'aria.