| La luna era già alta nel cielo quando l’ultimo bar chiuse le porte. Le luci filtravano dai balconi socchiusi preannunciando ancora ore di lavoro per il cameriere intento a spazzare il pavimento. Il vecchio si incamminò lungo la via di casa, un tempo fu un breve percorso ma ormai l’età si faceva sentire e la stretta stradina era diventata faticosa e dura con la sua andatura barcollante. La nebbia iniziò a salire lentamente ammorbidendo le luci, il vecchio si strinse nel suo cappotto blu per evitare il freddo pungente che entrava dalle maniche. Aveva appena intrapreso la lunga salita quando vide un volto. Qualcosa che non c’era ed ora era; come fosse sempre stato in quel posto, semplicemente non lo aveva mai notato. Gli occhi lo fissavano immobili e lui accennò un sorriso velato.
“Sei qui” sentì la sua voce roca disperdersi nel silenzio ovattato. “Ti aspettavo.”
“Sono passati così tanti anni…” Disse mentre riprendeva il cammino faticosamente, la figura lo seguì senza suono. “tanto tempo da allora. La laurea, poi le prime teorie, dopo ancora i libri, mi sono innamorato di nuovo e mi sono sposato, non ho avuto figli solo idee strampalate. Ma tu queste cose le sai già, immagino.” Respirò l’aria che profumava di neve. “Domani scenderanno i primi fiocchi dell’inverno. Ricordi quando ti dissi che ogni fiocco ha una forma diversa? Mai ce ne saranno due di uguali, forse molto simili ma mai identici. Un po’ come gli uomini. Ho passato anni a cercare il senso di questo mondo, ho votato la mia vita a studiare cosa ci sia oltre la realtà ed ora cosa ho in mano? Libri che assomigliano a mattoni. D’altronde si sa che chi scrive tanto non ha nulla da dire. E chi scrive poco, ancora meno. Ma non ho rimpianti, non più ora. La mia vita è stata piena e coinvolgente dopo tutto, ho seguito i tuoi consigli sai? Ho preso le tue parole come un tesoro e le ho sempre custodite, ‘fallo, potrebbe essere la decisione sbagliata, ma è una scelta tua’. Mi hai salvato da molte situazioni” Rise sottovoce ansimando per la lunga strada che aveva percorso. Era quasi alla fine ormai. “C’è una cosa però che ho sempre voluto dirti e quando presi il coraggio era già tardi. Sono sempre stato un codardo purtroppo. Quella sera quando mi chiedesti cosa pensavo veramente non risposi: rimasi muto come un pesce. La verità è che ero innamorato perso di te e in quel momento ebbi paura di sbagliare, di scegliere la cosa sbagliata. Dopo l’incidente mi resi conto di aver sprecato tempo, anche io ti avevo ucciso, avevo le mani sporche quanto quell’uomo che ti portò via. Eppure non potevo credere di averti avuta tutti quegli anni ed essere rimasto nell’assoluta inerzia quando bastò un battito di ciglia e tu scomparisti nel nulla. Come un respiro sottile… Nascosto… Sei il mio grande rimpianto ma questo lo sai già, immagino.” Vide la fine della strada davanti a sé, ormai mancava poco alla sua casa.
“Sono felice che sia venuta proprio tu a prendermi. Non avrei mai potuto lasciare questo posto con il mio cuore così pesante.” Guardò il selciato di pietra che portava all’ingresso della sua dimora, mancava ancora poco, molto poco. “Potrai mai perdonarmi?” Si girò cercando alle sue spalle il volto della ragazza sperando in una risposta; ma quando si voltò non vide nessun viso, nessuna strada e nessun cammino.
Quella sera d’inverno il vecchio non varcò mai la soglia di casa.
Per Anna.
Edited by frog_fifi - 1/12/2013, 14:35
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