Non capisco cosa ti possa aver disgustato, tutto ciò che ho scritto è
accaduto veramente. Quindi al massimo è Kintama quello disgusto, sempre che io abbia capito a cosa tu ti riferisca.
Poi i miei pg sono stati creati con questo carattere, non meriterei di essere definito un giocatore di GdR se facessi cambiare carattere ai miei pg durante una quest poiché il GdR è proprio interpretare al meglio i propri personaggi. Comunque potrei aver frainteso ciò che mi hai detto.
Questo è ciò che ti direi se fossi un utente normale e ti farei notare come dicendomi ciò contravveresti alle prime regole del GdR. Non del HxHfan GdR ma del concetto di GdR.
Ma io sono Nappa.
E sono meglio.
Quindi la mia reazione è ben diversa.
Tutta la quest sarà incentrata sulla frase "Questa quest è seria ed importante e non penso minimamente che le farò perdere di prestigio per i tuoi post" ed inizierò ogni ruolata con questa frase. Evidentemente il carettere dei miei pg non è apprezzato dunque devo cambiarlo in corso d'opera, proprio come un GdR degno di questo nome vuole.
Terzo spoiler, poi basta: sia chiaro che se mi avessi chiesto «potresti evitare scene disgustose? Grazie» le avrei evitate senza problemi, ma quel sermone mi ha decisamente fatto alterare.
I gemelli che fino a poco fa potevamo vedere darsi al turpiloquio tanto da far andare i crocefissi in combustione spontanea senza dir nulla si diressero verso il centro di Neo Green Life. Entrarono in un negozio d'abbigliamento ed osservarono i vari tipi di cappelli all'interno di questo. Ve ne erano numerosi e di ogni tipo. Li osservarono per 15 minuti, ne ammiravano la grandezza, la composizione, la forma il colore. Uno balzò subito all'occhio dei due gemelli... Un cappello di forma troncoconica rovesciata. Questo era poggiato su una solida mensola di mogano la cui funzione era chiaramente visibile, il colore del mogano faceva infatti risaltare la tonalità del cappello. Il marrone scuro del cappello era infatti accentuato da un marrone tendente al rosso della mensola. La stoffa era chiaramente pregiata, certamente doveva provenire da regioni come la Persia o la Tunisia, probabilmente il solo confezionare un cappello del genere avrebbe richiesto madopera d'eccezione tipica dei più grandi paesi italiani... Di certo dietro quel cappello vi era la mano di grandi artigiani molto dediti al loro lavoro. Naturalmente la lavorazione del cappello non doveva risalire a più di tre mesi prima, il tessuto era infatti ancora vergine. Lamberto chiese educatamente al commesso se fosse possibile prendere quel cappello per esaminarlo più da vicino, dicendolo sorrise in maniera distinta e nel momento in cui il commesso annuì Lamberto tese il braccio destro al fine di afferrare il cappello per la base. Al tatto la stoffa era soffice e ciò rendeva soddisfatto Lamberto, stoffa soffice infatti voleva dire comodità al cuoio capelluto. Continuando in maniera lenta a sfregare la stoffa Lamberto notò come essa potesse risultare resistente a numerosi lavaggi e per confermare la propria teoria ammirò l'etichetta all'interno. L'etichetta si mostrava bianca e il carattere utilizzato per la scrittura era sicuramente il classico «times new roman». Portava numerose indicazioni riguardanti il lavaggio e non solo. Una chicca era sicuramente il cerchio con all'interno la scritta «30°» che di sicuro indicava che il cappello dovesse essere lavato a 30°c. Lamberto rise un paio di volte, non era possibile infatti lavare tale stoffa a quella gradazione. Questo almeno secondo lui. Il gemello infilò il proprio braccio all'interno del cappello per testarne la grandezza. Penetrò fino alla profondità che consentiva al suo avambraccio di entrare per metà della sua lunghezza e constatò che «mezzo avambraccio» fosse la misura perfetta per un cappello a cilindro. Da quella posizione fece circolare il proprio braccio all'interno ruotandolo dalla spalla; questo non fu un atto di pazzia semplicemente egli voleva costatarne il diametro ed inoltre, poiché ormai sicuro dell'acquisto, tentava di allargarlo. La testa di Lamberto era infatti di pochi centimetri superiore alla media. Dopo questi movimenti lo posizionò sulla propria testa e felicemente ammirò l'effettiva comodità dell'oggetto. Il tessuto infatti poggiava molto delicatamente sulla cute del gemello che sorrise voltandosi verso la sorella chiedendo opinioni. La sorella si dimostrò soddisfatta del prossimo acquisto del fratello ma fu un po' delusa riguardo il colore, troppo sobrio per la sua persona e che inoltre non s'intonava per nulla con la giacca. Di tutta risposta e con verve ironica Lamberto indicò un completo lì vicino che egli aveva chiaramente intenzione di comprare e solo lì allora la sorella si dimostrò soddisfatta del cappello che si accingerà a comprare. Con tutta l'educazione possibile il gemello posizionò il cappello sulla cassa dicendo che avrebbe effettuato il pagamento solo ad acquisti ultimati. S'avvicinò allora ad un altro scaffale, questo era adibito alla esposizione di uno straordinario numero di monocoli. Certamente, il consiglio di un oculista sarebbe stato benaccetto, ma Lamberto, monellaccio, decise di prendere in considerazione l'idea di comperare un monocolo anche senza consiglio del medico di fiducia. Sapendo la propria gradazione, il ragazzo prese due monocoli da 0,5 e 1°. Prese il primo e lo poggiò sull'occhio destro. Provò dunque a leggere una rivista scientifica presa poc'anzi in farmacia chiedendo con la massima gentilezza possibile alla sorella di allantonargliela dalla vista così da vedere meglio. Questo monocolo chiaramente era il preferito da Lamberto che chiuse l'occhio sinistro lentamente sperando che questo aiutasse l'altro occhio ad abituarsi. Romualda aprì causalmente la rivista ad una pagina dedicata evidentemente ad un articolo riguardante l'anatomia. Lo sguardo di Lamberto si posò infatti su di un'immagine raffigurante un polmone. Dunque, dopo aver fatto una strana smorfia nella quale era concentrato tutto il suo disgusto, chiese gentilmene alla sorella di cambiare pagina, evidenziando quanto la vista di quell'immagine recasse fastidio alla sua persona in quanto fosse un'immagine disgustosa. La sorella dunque senza protestare troppo decise di fare come il fratello le aveva detto e cambiò pagina. Ora Lamberto si trovava al cospetto di un articolo la cui genialità e completezza erano davvero impressionanti. L'autore infatti era riuscito a descrivere alla perfezione un argomento complicato rendendo la comprensione del testo semplice a chiunque. Il fratello decise dunque di intraprendere la lettura di quell'interessante articolo, approfittandone anche per testare la sua vista con i monocoli. Pose dunque il monocolo che prima non aveva utilizzato davanti all'occhio sinistro, interponendolo tra il suddetto occhio e la rivista, e provò a leggere. Dapprima la lettura gli risultò difficile, ma man mano che l'occhio andava abituandosi la lettura si faceva più semplice. Quando la lettura si fece davvero semplicissima decise di cambiare occhio, riprendendo da capo il processo. Per un attimo la sorella si preoccupò di eventuali danni che tali azioni potessero recare alla vista del fratello, ma lui la tranquillizzò ricordandole eventi passati nei quali diverse volte Lamberto indossò occhiali di diverse gradazioni per molto tempo senza subire alcun tipo di danno alla vista. Una volta placate le preoccupazioni della sorella, Lamberto continuò a testare i monocoli per trovarne uno adatto alla sua immagine. Cercando con lo sguardo trovò un monocolo diverso dagli altri. l'Asta infatti si presentava ricca di particolari che lo rendevano un'opera d'arte agli occhi di Lamberto, il quale afferrò quel monocolo e provò a continuare la lettura dell'articolo interponendo tale monocolo tra il suo occhio destro e la rivista. Putroppo per lui, però, la lente del monocolo era fatta in modo che solo una persona con un livello di miopia davvero molto alto potesse vedervi attraverso, dunque, rammaricato, ripose quel fantastico monocolo nel posto dove si trovava prima che venisse preso. Proseguendo la ricerca di un monocolo che risultasse bello a vedersi sulla sua persona e che contemporaneamente non risultasse di una gradazione troppo alta, il fratello ripose anche gli altri due dove li aveva presi. Improvvisamente notò un monocolo la cui semplicità avrebbe reso sobrio chiunque l'avesse indossato. Lo guardò alzando il sopracciglio sinistro e chiese alla commessa il prezzo. Come supponeva costava ben poco nonostante la manifattura fosse tutt'altro che grossolana. Non era però quello che cercava dunque lo posò. Ne prese uno da 6°. Era lavorato in maniera più che eccellente e si adagiava perfettamente alla forma dell'occhio del gemello. Decise di passare subito alla pratica e, dopo averlo indossato, chiese alla sorella di aprire la rivista. Lesse tutto in maniera ottima, cosa che non accadeva per gli altri due monocoli con il quale vedeva male perché evidentemente di gradazione era troppo alta. L'acquisto era ormai prossimo. Delicatamente decise di posare quell'opera d'arte sul bancone accanto al cappello sorridendo alla commessa. Muovendosi lentamente per non intralciare gli altri clienti anche loro intenti in acquisti, i gemelli s'avvicinarono ai completi e presero quello scelto posandolo sul bancone. Ora era il momento del papillion. Il papillion, volgarmente farfallino, era un accessorio obbligatorio per tutti coloro i quali volessero darsi un tono, dunque Lamberto non poté fare a meno di prendere in considerazione l'idea di comprarne uno. Lentamente si avviò verso la sezione dedicata agli accessori e scorse un intero scaffale dedicato alle cravatte tanto odiate dal gemello, dunque prestò a queste pochissima attenzione. Controllò solo alcuni modelli, quelli che più si potevano abbinare ad uno stile come quello di Lamberto, ma niente, le cravatte non erano proprio l'accessorio adatto per una persona come Lamberto. Decise dunque di ovviare comperando un farfallino. Si avvicinò agli scaffali dedicati a questi in modo lento e controllò per bene tutti i tipi di papillion. Tra i tanti tipi di tessuto proposto dal negozio vi era uno stranissimo «papillion di lana» che Lamberto, birbante, non poteva fare a meno di osservare con curiosità. Lo prese delicatamente per i lati e lo sfregò, esattamente come fece con il cappello. La lana era lavorata in maniera superficiale, evidentemente l'artigiano aveva deciso di crearlo e renderlo un prodotto appetibile solo perché «di lana», insomma solo perché era una vera e propria novità. Nessuna persona di buon gusto l'avrebbe però comprato, sarebe bastata infatti una qualunque controversia climatica per sfilacciarlo e renderlo così decisamente rozzo, cosa che Lamberto voleva assolutamente evitare. Lo posò con aria disgustata tentando però di dare agli altri clienti l'impressione di aver scartato quell'articolo solo per proprio gusto, così da non scontetare i proprietari del negozio che avrebbero voluto sicuramente venderlo. La scelta dunque passò ad un altro papillion, costituito in puro cotone. Dal colore, dal tipo di tessuto e dalla conformazione sembrava recasse su di sé la parola «sobrietà». Era infatti colorato con una strana tonalità di bordeau abbastanza scura. Le due «ali», poi, erano perfettamente simmetriche e Lamberto più volte osservando il farfallino ringraziò Dio per aver donato simili capacità manifatturiere ad alcuni uomini. Prese lentamente il suddetto con tutta la cura possibile, se anche avesse deciso di non comparlo l'intenzione era quella di non rovinarlo per un prossimo eventuale acquirente. Anche da un punto di vista totalmente tattile il papillion non recava problemi, era infatti molto soffice, proprio come predeva un tessuto come il cotone. Non poté fare a meno di provarselo, dunque lo posizionò sulla propria camicia. Pleonasticamente chiese consiglio a Romualda; non sarebbe importato al gemello la sua sua opinione, l'avrebbe comprato comunque. In ogni caso Romualda guardò in maniera interessata l'accessorio di Lamberto e, dopo averci pensato su qualche secondo, notò come questo fosse perfettamente abbinato col proprio corpo. Decise dunque di annuire e dare il proprio consenso all'acquisto. Lamberto però decise di prendersi un altro minuto per decidere, c'era infatti un altro papillion che sembrava guardasse il gemello. Aveva un colore nero molto scuro ed era differente dal precedente papillion essendo infatti costituito di seta e non da volgare cotone. Lamberto lo prese lentamente, con molto più timore di sgualcirlo, misurò entrambi, ma proprio non riusciva a scegliere. Il primo, quello in cotone era perfetto sotto ogni punto di vista, ma il secondo era molto più sobrio. Se li provò ripetutamente entrambi con grande velocità e s'intristì non poco non riuscendo a scegliere. Fortuna volle che lì era presenta anche la sorella che riuscì a convincere il fratello, attraverso un'argomentazione corretta e coerente di come fosse migliore il primo in cotone. La sobrietà non era infatti il maggior canone di giudizio rispetto ad una bellezza complessiva. Fossero stati due gemelli «normali» Lamberto avrebbe abbracciato Romualda, ma ciò avvenne solo nella loro testa legandoli maggiormente rispetto a pochi seoncodi prima. Sorridendosi a vicenda erano già davanti al bancone. Qui posarono il papillion e la commessa fu più che felice di vedere un cliente così attivo negli acquisti. Decisero però di continuare nelle compere, dopo infatti un cappello, un completo, un papillion ed un monoloco era necessario anche comperare una camicia nuova poiché quella indossata era ormai sporca. Naturalmente, come per il completo, era necessaria un'opera di cucitura al fine di rendere l'abito accessibile per un gemello siamese. Andarono verso il reparto camicie e furono più che felici nel notare subito, a primo colpo d'occhio, una camicia bianca perfettamente uguale a quella già indossata se non naturalmente per la manica «in più». Lamberto la prese e l'appoggiò al proprio petto per testarne la grandezza. Fu diverito nel vedere come avesse messo un po' di grasso in più in quell'ultimo periodo di relax e si ripromise di andare in palestra appena possibile. Impegnandosi in questo proposito Lamberto decise di comprare la camicia, decidendone però di comprarne anche un'altra nel caso in cui l'intenzione di andare in palestra fosse stata smarrita nel corso del tempo. Scelse una camicia larga di uno strano colore, molti avrebbero potuta definirla eccentrica, impressione che di certo Lamberto non voleva dare, ma il gusto spesso supera i cosidetti vincoli mentali e il gemello si ritrovò in un certo senso legato mentalmente a quella camicia dal beige strano. Il materiale era indefinibile e l'etichetta era stata chiaramente vittima di un vandalismo in quanto tagliata alla base. In occasioni normali giammai il ragazzo avrebbe compiuto quell'acquisto, ma quella camicia sembrava quasi chiamarlo, dunque con un grande sforzo mentale decise di posarla alla cassa. Poggiandola chiuse gli occhi e tese il braccio, quasi come se si vergognasse del suo prossimo acquisto. Era chiaramente spaventato dall'opinione altrui per quanto concerne i vestiti e dunque il risultare eccentrico lo disturbava alquanto. La commessa non poté fare a meno di sorridere alla visione di tale scena ed a nulla servì l'opinione della sorella che tentava di distogliere il fratello dal compiere simile pazzia, ma ormai Lamberto aveva scelto, la sua nuova camicia sarebbe stata di un colore beige indefinito fintanto che non avesse frequentato la palestra. È possibile pensare a tale gesto come ad una specie di test mentale: se voleva vestire bene doveva necessariamente andare in palestra. La commessa tentò di rassicurare i due gemelli specificando come quello fosse un prodotto tecnicamente eccezionale, ma i due sapevano benissimo come di fronte a tale eccentricità la tecnica contasse ben poco. Lamberto si girò spesso a guardare altre camicie durante il dialogo con la commessa e, pur sembrando maleducato, continuò a farlo. Altre camicie destavano l'attenzione del ragazzo... Camicie sobrie ed egregie la cui manifattura sembrava eccezionale alla sola vista. Lamberto sospirò, capiva benissimo che finché non fosse dimagrito sarebbe stato per lui impossibile indossare camicie del genere. Una camicia bianca eccezionale riempì la sua visuale e Lamberto sospirò nuovamente vedendo come fosse evidentemente troppo piccola per un ragazzo in carne come lui. Ma doveva essere sua. Doveva essere sua ad ogni costo. Chiese dunque alla commessa di mettergli da parte quel capo e la commessa, ormai affezionatasi ai due gemelli, accettò senza peoblemi. Lamberto, dopo aver ottenuto il permesso dalla cassiera, si appoggiò al bancone e voltò a questo le spalle tentando di ammirare altri capi e la sorella fece lo stesso. Dopo aver ammirato alcuni istanti i capi videro un uomo, il cui peculiare fisico non permetteva l'acquisto di un completo taglia L, cercare proprio un abito di quelle misure. Non poterono fare a meno di ridere di ciò, ma solo mentalmente e sentendosi in colpa dopo... Il signore in questione poteva infatti soffrire di quella malattia che inizia per «d» e finisce per «e» e scherzarci su sarebbe stato davvero indelicato. Per alleviare quel senso di colpa decisero di avvicinarsi all'uomo e tentare di consigliargli un vestito che s'intonasse al colore chiaro dei suoi capelli. Non erano certo esperti di moda, ma un parere in più non avrebbe certamente nuociuto. Consigliarono al signore, dopo un'attenta analisi dei vari capi, un vestito color beige che si presentava molto elegante solo se indossato con una cravatta. Il signore non era però soddisfatto dell'acquisto, scosse infatti la testa con aria rassegnata, evidentemente era conscio che un colore chiaro avrebbe messo in risalto il suo fisico. I gemelli non si persero d'animo e continuarono a cercare. Cercavano un abito italiano di linea sarda, qualcosa insomma che calzasse largo e potesse essere indossato anche da persone non magre senza paura del giudizio altrui. Dopo un paio di minuti di estenuante ricerca da parte di Lamberto e consolazioni all'uomo da parte di Romualda il ragazzo riuscì a trovare l'abito tanto desiderato. Lo porse all'uomo la cui faccia d'un tratto sembrò illuminarsi. Sorrise ai ragazzi e lo provò, era perfetto. Anche oggi i gemelli avevano compiuto la loro azione quotidiana. Si recarono dunque al bancone e pagarono, offrendo all'uomo il vestito scusandosi di aver riso mentalmente di lui. Il signore sorrise e disse ai ragazzi di non essere fortunatamente affetto da nessuna malattia, semplicemente era un po' che non andava a fare sport. I gemelli consigliarono dunque una palestra all'uomo e questi fu felice del consiglio e della nuova amicizia ormai creatasi tra i tre. Dopo essersi scambiati i numeri di cellulare il signore salutò i gemelli un po' commossi per aver compiuto ben due buone azioni quotidiane. Ma come ben sapeva i gemelli non c'è due senza tre. Dunque entrambi s'incamminarono verso l'uscita del negozio dopo aver educatamente e formalmente salutato la commessa. Usciti dal negozio non poterono fare a meno di ammirare il centro città di Neo Green Life... L'atmosfera era decisamente pacata, almeno così era percepita dai gemelli che, dopo un paio di acquisti, avrebbero percepito come calmo e tranquillo l'inferno stesso. Indossato completo, cappello e monocolo i gemelli passo dopo passo s'incamminarono per quella che era Neo Green Life. La gente era chiaramente abituata alla natura e viveva in armonia con essa, tutti infatti avevano, almeno ad impressione dei gemelli, un gran sorriso stampato sul volto ed una simpatica espressione cordiale. Camminando assunsero ad ogni passo un'aria sempre più distinta, mancava a questi solo un bastone da passaggio che però sarebbe risultato semplicemente un orpello e dunque non fu comperato. Ogni passo era perfettamente coordinato, il ritmo di camminata era preciso e perfetto, se fosse stato possibile trasportare quel ritmo in musica sarebbe sicuramente riuscito un pezzo classico tecnicamente imprescindibile. Mentre passeggiavano un vento flebile accarezzava i capelli di entrambi che erano sempre più giulivi, ma un fattore distrusse la loro momentanea felicità. Davanti un monumento vi era infatti un bisognoso che chiedeva l'elemosina con aria triste. Aveva con sé un cartello con un'unica e semplice frase "ho fame" e decorava la propria immagine con due una stampella sul quale si reggeva con il braccio destro. Se recitava era un ottimo attore, i gemelli non poterono fare a meno di commuoversi; loro erano appena usciti da un negozio di abiti eleganti, ma davanti a loro si ergeva la figura di un pover'uomo che magari non era riuscito a distinguersi nel mondo del lavoro ed ora era finito in mezzo una strada, senza una casa, senza il proprio orgoglio, ridotto ad un servo pur di avere di che sfamare i propri figli. Con le lacrime che uscivano da entrambe le facce i due gemelli cautamente si avvicinarono al barbone che con il braccio sinistro teso chiedeva spiccioli. Lamberto e Romualda senza vergogna vi si avvicinarono e gli donarono 100 jeni. Non molto, certo, ma era ciò di cui aveva secondo loro bisogno. Il viandante semplicemente sorrise loro ed aggiunse un flebile "grazie" senza però lasciarsi alle spalle l'espressione rammaricata precedente. Probabilmente era semplicemente un mascalzone, ma i gemelli vollero credere fino a fondo alla sua bontà e tesero nuovamente il braccio regalandogli ulteriori 100 jeni. Il povero si commosse. I gemelli si commossero. Un abbraccio finale tra i tre culminò quella meravigliosa scena con tanto di applausi tra i presenti. L'abbraccio fu tenero e caloroso, durò poco più della media: 5 secondi al massimo, poi si disgregò ed i due gemelli a passo svelto ma distinto si diressero coprendosi il volto in maniera austera verso i sobborghi della città... Probabilmente lì c'erano altre persone da aiutare e 3 buone azioni in un solo giorno non erano abbastanza. Meglio abbondare, naturalmente. Dunque Lamberto & Romualda si diressero verso i luoghi malfamati della città con intenzione di aiutare qualcun'altro.