| Akira e Coraline, preso un taxi, arrivarono all'albergo dove Akira aveva deciso di alloggiare. La stanza era lussuosa, anche troppo. Gli era stato riservato l'attico, nonostante lui non avesse chiesto nulla del genere. Il nome e la licenza erano bastati ad assicurargli un lusso sfrenato. Erano appena arrivati, il tempo di poggiare i cappotti, e finalmente il potere di Coraline aveva rivelato loro delle informazioni importanti, ma a caro prezzo: il trucchetto della stilista era stato scoperto. Speriamo che abbia fatto in tempo a cancellare ogni traccia, pensò stancamente Akira. Con un sorrisetto, la osservò di sottecchi. Sembrava calma, una facciata quasi impeccabile. - Tranquilla. - si limitò a dire, scuotendo le spalle. - Se sei stata rapida probabilmente non se ne saranno nemmeno accorti. -
La cena fu servita con classe impeccabile da un cameriere fin troppo nervoso. Sembrava spaventato da Akira, come tutti, del resto. - Non essere così teso, dannazione. Non sei mica un condannato a morte! - sbottò, peggiorando solo le cose. Per il resto, la conversazione era leggera, e Akira non toccò altri alcolici. Coraline stava per alzarsi e prendere il cappotto per andarsene. Aveva un impegno, disse. Akira la fermò: - Aspetta, contatto il mio sottoposto. Tanto vale che resti qualche altro minuto, mi risparmi la noia di informarti in un secondo momento. - Accese un computer portatile che teneva sulla scrivania e si collegò alla rete tramite webcam e un programma che Kazuma gli aveva insegnato ad usare. Lo chiamò subito, come da accordi. Kazuma era nella sua stanza, alla residenza. Il ragazzo era un po' cresciuto, ormai aveva quasi quattordici anni, ma non aveva perso il suo fare saccente e a volte un po' infantile. Indossava una t-shirt rossa e un paio di pantaloncini bianchi che l'inquadratura coglieva appena.
- Ehilà, boss. - lo canzonò il ragazzino. Akira lo fulminò con un'occhiataccia. - Lei chi è? - domandò Kazuma, preoccupato. - Coraline Gaiman, collaboriamo nelle indagini. - la presentò senza tante cerimonie Akira, aveva fretta di arrivare al punto. Perché ha fatto quella faccia? Che succede?, si domandò. Akira spiegò tutto a Kazuma, senza tralasciare nulla. - Allora? Che hai per me? - - Niente di particolare, - ammise Kazuma, - Candie ha partecipato all'asta. Non ho trovato molto su di lui, ma è stato fatto un bel lavoretto per mascherare dettagli rilevanti sulla sua vita. E' tutto compromesso, non se ne cava un ragno dal buco. - Maledizione, il mio bluff non ha portato a nulla. Kazuma abbassò lo sguardo, e Akira capì che qualcosa non andava. - Qual è il problema? - chiese direttamente. - Ah, ho capito. Parla pure liberamente, Coraline è un'alleata, non le voglio nascondere nulla. - precisò. - Ecco, vedi...oggi c'è stato un intoppo... - cominciò Kazuma, - si, insomma...abbiamo avuto un'ospite. Beh, io non c'ero, cioè...stavo giocando al computer...e Kiri l'ha fatta entrare...sai com'è, non è mica facile nasconderle qualcosa... - Kazuma esitò. Akira iniziava a capire. - Santissimi dei... - sussurrò. Kirikato irruppe nella stanza di Kazuma, agitatissimo e blaterando frasi incoerenti. Strappò a Kazuma le cuffie e praticamente urlò in faccia ad Akira e Coraline, quasi piangendo: - Non è colpa mia! Andiamo, nessuno può biasimarmi! Che avrei dovuto fare...! Ho fatto un casino, ma non sapevo...non pensavo! - biascicò, prima che Kazuma lo mandasse ko con un pugno allo stomaco. Riprese le cuffie. - Si, beh. Ora lo sai. Tua moglie è passata di qui oggi. Kiri le ha detto tutto. Ora sta venendo a York Shin per incontrarti. - Kazuma sospirò. - Mi dispiace, boss. - Akira non disse nulla, ma dentro di se era un vortice di sentimenti contrastanti. - Kazuma, vieni subito qui, prendi il dirigibile privato! Io cambio albergo, magari riesco a seminarla. Spezza tutte le ossa a quel cretino di Kiri, quando torno gliela faccio pagare. - ringhiò. Chiuse di scatto il computer. Edea stava venendo a York Shin?
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