Quest 162: Fra i ghiacci

L'assassino misterioso non riuscì a ferire Alaska che, grazie al suo potere, annullò letteralmente l'attacco avversario. La lama del sicario si conficcò saldamente nel ghiaccio utilizzato dalla ragazza per difendersi, rendendolo assolutamente inerme di fronte al suo potente contrattacco.



La lama di Alaska colpì alla bocca dello stomaco, e l'impatto fu tale da sbalzare il monco a diversi metri di distanza, a rotolare nella neve fresca. A giudicare dalla scia di sangue, era ferito gravemente. Accidenti! La puttanella ci sa fare, pensò. Shichijuni nel frattempo, aveva usato il Gyo per cercare di scoprire qualcosa sulla mutilazione del nemico, ma non si vedeva nulla di anormale. Rialzatosi in piedi, il nemico stava per fare la sua mossa quando Claire, teletrasportatasi di fianco a lui, gli tirò un calcio alla schiena, mandandolo di nuovo al tappeto.



Ce l'ho fatta!, si congratulò Claire con se stessa. Ma non era ancora finita. L'uomo si rialzò di nuovo, sputacchiando neve e sangue. Prese qualcosa dalla tasca, uno strano oggettino tondo che premette forte sulla ferita. Una piccola luce verde, ed essa era scomparsa, lasciandolo completamente guarito.



L'uomo impugnò di nuovo il benz, pronto a lottare. Si lanciò di nuovo all'attacco, sempre contro Alaska. Stavolta agì con più prudenza, attaccò con un paio di finte di coltello prima però di gettare contro Alaska dei piccoli cristalli biancastri che aveva velocemente estratto dalla tasca. L'uomo si gettò a terra, scansando una potente esplosione che avvolse completamente Alaska. Avrà fatto effetto?, si domandò.

Ma chea vaca! Claire non è mai scappata, te l'eri sognato te nel precedente post e quella roba l'ha pensata, mica urlata!

L'attacco combinato di Alaska, Shichijuni e Ryou ebbe facilmente la meglio sulla fragile difesa del loro nemico che venne ferito a morte dai colpi alleati. Il monco indietreggiò, l'unico braccio a comprimere l'addome squarciato dai fendenti di Ryou. E' finita?, si domandò ancora Claire, invidiosa della forza dei tre. L'uomo barcollò, poi cadde a terra, ansimante e in preda agli spasmi della morte. Solo allora Claire si permise di sospirare di sollievo. - Siete stati fantastici ragazzi! - esclamò. La ragazza si batté una mano in fronte, ricordando all'improvviso l'urgenza della loro missione. Estrasse dalla tasca il suo orologio per controllare quante ore di luce avessero ancora a disposizione.

Fu in quel momento che per la prima volta Claire ebbe una premonizione. Un breve squarcio, un avvertimento. Un'immagine. Una violentissima esplosione, lei e i ragazzi morti, una tomba nella neve. Claire si riebbe in tempo. Terrorizzata, vide con la coda dell'occhio che l'uomo in fin di vita armeggiava con il proprio giubbotto da neve. - Siete morti, come me! - gemette l'uomo, sputacchiando sangue e bile. La ragazza urlò di terrore, ma il suo potere non la tradì nel momento del bisogno. Eseguì un salto senza sapere bene dove andare, con l'intento di dirigersi il più possibile vicino al loro obbiettivo e riuscendo a malapena a trasportare con se i suoi compagni. L'onda d'urto fu tremenda, ma lo fu di più l'atterraggio. I ragazzi atterrarono di schiena, ciascuno a diversi metri di distanza dagli altri. Claire si tirò subito in piedi, tremando violentemente per la forte emozione. L'improvviso calo d'aura la fece cadere in ginocchio. Si tolse la sciarpa per respirare meglio, si sentiva mancare e vedeva tanti puntini rossi invadere il suo campo visivo. Ho...ho avuto una visione! Ho previsto il futuro, come fa la sorellona..., capì meravigliata Claire. A sud est, una gigantesca nuvola di fumo nero, la pira funeraria del loro assalitore. - Doveva essere una bomba bella grossa... - balbettò. Si guardò in giro, e quasi le venne un infarto. Davanti a loro si trovava un'installazione a tre piani, un laboratorio. Bora. - L'abbiamo trovato! Penso di essermi teletrasportata dove credevamo si trovasse e c'era davvero... - mormorò. Eppure qualcosa non quadrava, il laboratorio era fatiscente e sembrava abbandonato. Claire si avvicinò all'ingresso e provo ad entrare, ma era chiuso. Stava per girarsi e chiedere a Shichijuni di sfondare la porta quando l'interfono si accese, e una voce femminile resa gracchiante dalle interferenze li apostrofò duramente: - Altolà! Chi siete e cosa volete? E' una proprietà privata, cazzo! -