Quest 146: BRVTAL CONTESA

Asura voleva fare solo una breve chiacchierata pre-azione con Marvin, ma quest'ultimo non rispose più, o era in stand-by o Asura si era perso qualcosa perché nel frattempo cominciavano a succedere cose. Fingiamo quindi che la conversazione era avvenuta e Asura aveva seguito di nascosto Steven, mentre a Marvin lasciamo il beneficio del dubbio.

In ogni caso non successe nulla di interessante, da quel che capì quel vecchio sacerdote possedeva una sorta di potere che bloccava l’hatsu, o peggio, sigillava il nen. Piuttosto controverso visto che bloccare la “magia” era altresì una forma di magia, la stessa magia che temevano. Ma era il sacerdote, quindi i santi son sempre giustificati.

Più in là si udì un baccano. Asura stavolta sperava in qualcosa più interessante, che ne valesse la pena per aver mosso il culo piuttosto che restare per tutto la nottata continuando la sua eccitante sessione di meditazione e riflessioni che non portavano da nessuna parte.
Percepì Ace, suo prossimo compagno d’armi di domani. Non avendo bonus razziali di un moro, come lo sparire tra le ombre come faceva Killua (nome sconosciuto di un personaggio sconosciuto a tutti quanti), dovette essere un tantino più prudente se lo voleva raggiungere. Compie un lunghissimo salto, aiutato dallo slancio generato dal pugno che sferrò (lui può perché ha un hatsu cazzuto), raggiunse Ace, in compagnia di un ubriaco.

- Ehm, - salutò con la mano, imbarazzato - salve. - Non gli venne altro da rispondere.

Ace si presentò e gli chiese se cercava rogne, a quel punto Asura si chiese:

- Cerco rogne? - Il suo sguardo si spostò verso l'uomo barcollante, fortunatamente non erano in un feudalesimo orientale, o russo, quindi non aveva abilità razziali di un muso giallo. Altrimenti quelli riversi a terra da soli sarebbero stati loro a suon di cungfu stile Gonnario o per ordinaria inversione sovietica (perché i russi rullano).

L'ubriaco scappò via, o come meglio poteva. - Hmm. Io sono Asura. - Disse ad Ace. Il locandiere, che rimase in disparte pronto ad intervenire, li invitò ad entrare. Asura difficilmente poteva rifiutare una simile offerta. L'idea di ubriacarsi cantando Gonnario fino al mattino lo allettava non poco. Ma Ace riuscì a convincerlo di non andarci.

- Hai ragione, dovremo- ma cos. - Vide Ace entrare nella locanda. - Eh no! volevi fregarmi, non ti lascio nemmeno un goccio! - Seguì di corsa il ragazzo cercando di entrare contemporaneamente con lui.

Che brutto sogno che ho fatto. C'era una gigantesca ed altissima torre, piena di tutti mali possibili ed immaginabili, porte nere ovunque, e un Shinsei nudo come boss finale! Dove sono? È l'ora del tè? Era l'ora del tè, ma qualsiasi ora è del tè. Si alzò, era da qualche parte. Lanciò un rutto che abbatté delle tende poste in una tendopoli. Capì che era meglio svignarsela sentendo i lamentii. Ritornò dall'altra parte.

Dopo aver ritrovato la strada per l'altra parte entrò in una delle tende. Trovò delle armi forgiate apposta per lui, tra cui dei tirapugni tamarri e delle molle sotto le scarpe (?), gli venne chiesto esplicitamente di non usare le proprie armi. Era un problema non di poco conto, poiché le sue stesse braccia andavano da considerarsi delle armi, ergo se li doveva amputare.

- Cioè... cioè.... adesso devo combattere con il pene?

Dopo una serie di discussioni e chiarimenti Asura decise di inserirsi le molle, evitando l'amputazione. Non c'era scelta. - Ma se usassi i tirapugni non ti dovrebbero amputare le braccia... non ha sen- - La tua faccia non ha senso e non c'era scelta! - ma... - Volevo quelle fo**ute molle, ok?!

Indosso una cotte maschile, pronto per agitare la spada... ehm, pronto per usare qualunque cosa avesse per menare gli avversari.