Avevo salvato la ruolata su un documento ed ero sicuro d'aver postato D: Perdonate l'attesa D:
Non scrivo ciò che devo scrivere perché mi annoio troppo a ruolare male. Ecco ritornati i gemelli, non mi si può penalizzare perché ruolo seguendo il carattere dei miei pg.
Avevano compiuto le loro buone azioni, il clima da caldo si stava rinfrescando a causa del passaggio da giorno a notte ed erano vestiti eleganti. I due gemelli erano sul punto di collassare dalla troppa felicità, quand'ecco succedere qualcosa che sconvolse il loro ego già abbastanza debilitato da, appunto, la felicità. Un criminale dall'espressione abbastanza affaticata e preoccupata infatti adesso puntava l'arma contro la nuca del povero Lamberto. Lamberto era sul punto di morire.
Romualda sì girò, percepiva che ci fosse qualcosa che non andava nel fratello e dunque si girò di scatto, si girò preoccupatissima, si girò e svenne. Fece solo finta di svenire. Romualda in realtà tentava di chiamare suo fratello, ma fisicamente ora Lamberto era solo contro il criminale. Non fece un passo, neanche uno, non mosse un singolo braccio, aveva la paura a mille, non sapeva bene cosa fare, tutto sembrava muoversi a rallentatore. Una macchia sulla scarpa... un'altra... Il papillion è un po' in disordine... Il cappello... No, il cappello è ok, com'anche il completo... Forse un po' sgualcito a causa della faticosa giornata... Lamberto? Anche Lamberto era sgualcito. I suoi occhi erano stanchi, il suo sguardo vissuto. In un sol giorno ne aveva vissute tante, troppe emozioni. La felicità nell'aiutare il prossimo, la trsistezza nell'assistere alle facce di poveri diavoli, la preoccupazione per una macchia sulla scarpa, l'amicizia con la sorella, era psicologicamente sfinito. E nel peggior momento possibile arrivò lui. Lui. Lui. Il ladro. Il ladro che doveva per forza prendere in ostaggio lui, al momento sbagliato nel posto sbagliato. Lamberto sapeva di non essere così, decise di trattenere il proprio carattere per accontentare il destino, per non inemicarselo, ma lui non era così. Tutta la «melassa» accumulata durante la giornata doveva in qualche modo essere distrutta ed in un certo senso il ladro capitava a fagiolo. Aggungendo la preoccupazione per la presunta solitudine dovuta al finto svenimento della sorella alla lista di emozioni di Lamberto egli ebbe un accumulo di adrenalina. Quest'accumulo gli permise di ritornare ad essere se stesso, di ricordare chi era se stesso. Ricordò di come uscito dalla farmacia sentì il bisogno impellente di diventare gentile, di come capì che era arrivata l'ora di cambiare totalmente personalità, ma ricordò anche il vero sé. Il vero Lamberto. Ciò che doveva essere davvero.
Lui era Lamberto.
Il figlio della persona più modaffacca della città.
Chiuse gli occhi un attimo, in quell'attimo tentò di assaporare la vera essenza di un qualcosa che non sarebbe mai più stato: un gentiluomo. Apprezzò il cappello, il papillion, le scarpe, il completo e dopo averle apprezzate riaprì gli occhi. Quegli stupidissimi orpelli scomparvero, Lamberto tornò alla sua vera natura. Il completo divenne una camicia sudicia, il papillion un minimo di pappagogia e le scarpe eleganti banalissime scarpe da tennis. Solo il cappello rimase, insieme al monocolo. In quel negozio elegante solo quei due erano stati i loro acquisiti, poi furono cacciati in malomodo perché importunavano un signore «grassottello». Il numero di telefono del signore scomparve, al suo posto ora c'era il suo portafoglio. I due malviventi di prima non erano in realtà stati redenti da i gemelli, ma semplicemente si accorsero che i due erano poveri in canna. Lo spray per pulire le scarpe? Semplice tubetto vuoto di deodorante, queste infatti erano più che sporche. Di tutto ciò Lamberto si accorse solo in quel momento. E rise. Rise a lungo. Rise sonoramente. Lamberto era tornato. E con lui era tornato anche il discorso diretto.
«Guarda... Sinceramente, eh! Io non lo farei. Se mi ammazzi arriva la pula e Dio solo sa quanto io sia fac da poliz. Ah, a proposito di Dio, ti posso annunziare una buona novella? Io faccio parte dei testimoni di Geova ed a questo proposito non posso che dirti che tutti saranno redenti proprio nel momento in cui...»Detto ciò si abbassò di scatto. La sua altezza era decisamente inferiore a quella del suo avversario poiché i gemelli erano abbastanza al di sotto della media, così gli fu facile una volta abbassato alzare il braccio destro ed afferrare l'arma. Una volta afferrata questa Lamberto avrebbe sparato tutti colpi del caricatore senza però naturalmente riuscire a disarmare il suo avversario, naturalmente più forte di lui. Sparando un intero caricatore Lamberto avrebbe sicuramente attirato lì la polizia, ma non era questo il suo obbiettivo (poiché lui era un fac da poliz), egli infatti puntava a svuotare il caricatore per togliere potere offensivo allo sfidante. Gli spari fecero capire a Romualda che era ora di svegliarsi, girò dunque la testa e, mentre il braccio destro impegnato dal fratello svuotava il caricatore, Romualda prese il controllo del braccio sinistro facendo ben attenzione a mirare con un colpo come si deve i testicoli dell'avversario. Questo avrebbe sicuramente atterrato un po' il giovane che avrebbe allentato la presa alla pistola, così facendo Lamberto strattonò il suo braccio e riuscì ad impadronirsi della pistola concludendo il tutto con un colpo con il calcio della pistola alla nuca avversaria facendolo svenire.
Nel caso in cui tuttò fosse andato a buon fine Lamberto avrebbe rotto il vetro del monocolo e con il vetro avrebbe disegnato una svastica sul proprio cappello consegnandolo poi allo svenuto ladro che sarebbe arrestato per apologia del nazismo oltre che per rapina o qualunque altra diavoleria avesse commesso.
I due gemelli ebbero subito dopo ciò un dialogo:
«Mi fa piacere che tu sia tornato, fratellino. Ora che si fa?»«Mi pare che prima che iniziassi a fare il coglione tu avessi un problema, giusto?»«Ah già, riprendiamo da lì?»«Direi di sì»Tornarono dunque alla farmacia, naturalmente ora chiusa e Romualda urlò:
«CHI SONO IO?»