Pensato
Parlato
Parlato altrui
Il rumore che aveva svegliato Raito fu presto spiegato: il carro stava gradualmente rallentando e le ruote stridevano sui ciottoli della strada con un fischio continuo. Il rosso notò anche che gli altri due stavano parlando, visto che Ryu rispose a Evan con una sola parola, non doveva essere per niente socievole come tipo, e forse per questo gli era un po' simpatico. Il giovane, perso nei suoi pensieri, quasi non notò il tempio fino a quando il carro non si fermò completamente di fronte ad esso. A quel punto rimase a bocca aperta. Non aveva mai visto una simile costruzione in vita sua, era abituato ai soliti palazzi grigi e squadrati, invece quel tempio era incredibile. Una sontuosa scalinata con tanto di bassorilievi portava alla struttura vera e propria, dove un portico con tanto di bianche colonne conduceva all'ingresso, situato su un muro intonacato di un rosso vivo. Inoltre le decorazioni erano opulente e sfarzose, rifinite nel dettaglio, chiaramente opera di un vero professionista. Anche il tetto, spiovente e di tegole, colpì Lloyd, nella sua semplicità ed eleganza era un connubio perfetto con le decorazioni.
Dopo aver osservato con attenzione e stupore tutto questo, si ricordò del motivo per cui si trovava lì. Doveva indagare per capire cosa fosse successo in quel posto così ascetico e mistico.
Si avviò per primo sulla scalinata, accendendosi una delle sue solite sigarette, la prima di quel giorno. Si mosse lentamente, guardandosi intorno. Il posto sembrava molto silenzioso, anche troppo per i gusti di Raito, abituato ai locali notturni e alle feste sfrenate.
Giunse, senza problemi, all'ingresso principale, dove buttò la sigaretta, ormai quasi finita, e impaziente entrò, passandosi una mano fra i capelli. L'interno del tempio era, se possibile, ancora più strano della facciata, delle colonne al centro fungevano da pilasti e una flebile luce non riusciva a rischiarare del tutto il vasto ambiente. Come se non bastasse in lontananza il rosso scorse un bagliore verde, che niente aveva a che fare con la luce solare.
Forse sarebbe meglio se qualcuno di noi andasse a controllare quale sia la fonte di quello strano bagliore.
Proprio mentre diceva questo, dieci monaci fecero il loro ingresso nella stanza. Erano tutti in grado di camminare e si muovevano disinvolti, quindi non sembrava fossero malati come Sarco aveva detto loro. Per niente insospettito da questo il ragazzo fece per salutarli ma, proprio in quel momento, si accorse che c'era qualcosa che non andava. Alcuni di loro infatti avevano preso a correre verso di lui. Egli, prontamente, si mise in guardia. Solo in quel momento gli tornarono in mente le parole del giovane che avevano soccorso al villaggio, che li avvertiva che gli abitanti erano come impazziti tutto ad un tratto. Ai monaci doveva essere successa la stessa cosa e la causa poteva forse essere il bagliore verde.
Uno di voi vada a vedere cosa diavolo è quella luce, io resterò qui con l'altro.
Raito era più a suo agio in quella situazione, visto che aveva scatenato e partecipato a molte risse notturne, dove si era spesso trovato anche in inferiorità numerica. Ma non fece in tempo ad aggiungere tutto questo, visto che la metà dei monaci lo aveva raggiunto. In quel momento smise di pensare, come gli succedeva sempre mentre faceva a botte, e si fece guidare dall'istinto. Colpì il primo monaco con un pugno diretto sul naso, sfruttando la velocità con cui lo aveva raggiunto. Il colpo ebbe il suo effetto e il giovane provò la famigliare sensazione delle ossa che si frantumano sotto la pelle, inoltre fu abbastanza preciso da far rientrare l'osso nasale dello sfortunato nemico che andò a bucare il cervello. Il monaco cadde a terra come un sacco di patate, svenuto, e in poco tempo sarebbe morto senza dubbio.
Ma ce ne erano altri quattro da affrontare. Se c'era qualcosa che l'esperienza aveva insegnato al giovane era che, per ovviare a un'inferiorità numerica, sono necessari dei trucchi, anche sleali se necessario. Raito quindi afferrò un tavolo poco distante,facendo cadere ciò che c'era sopra, e lo scagliò contro i nemici che, poco atletici, non furono in grado di schivarlo completamente. Solo due di essi ci riuscirono, e si fiondarono subito sul giovane.
Lloyd ne afferrò uno per la nuca e gli sbattè violentemente la testa contro il muro, che si macchiò di sangue. Non fu però abbastanza veloce per evitare il colpo dell'altro che,con un calcio, lo prese ad una gamba. Girandosi di scatto il rosso gli tirò una gomitata, mettendoci tutto il suo peso. Lo prese in pieno viso, facendogli saltare tre denti, ed entrambi caddero a terra. Il rosso lo afferrò per il collo, soffocandolo, poi si rialzò.
Mentre faceva tutto questo gli altri due si erano liberati dal tavolino e gli erano piombati addosso, cercando contemporaneamente di prenderlo a pugni. Ne parò uno,due, tre e poi ne incassò altrettanti, con una smorfia cercò di reagire con un calcio basso ed ebbe successo, facendone cadere uno. Con un gesto fulmineo raccolse uno dei grossi candelabri di legno che erano caduti dal tavolo quando lo aveva rovesciato e gli fracassò il cranio.
Ora era un uno contro uno. Il ragazzo era stato colpito, ed aveva il fiato grosso, ma comunque quei monaci non erano molto atletici, non quanto lui, almeno. Inoltre il rosso aveva l'esperienza dalla sua, nonché un pesante oggetto contundente in mano. Bastarono un paio di finte per superare la guardia del nemico, che incassò un bel pugno sull'occhio. A quel punto, approfittando del fatto che il monaco era stordito, il giovane usò il candelabro per colpirlo ripetutamente alla testa, senza pietà, fino a quando non cadde a terra esanime.
E' finita.
Si guardò intorno per assicurarsi di averli fatti fuori tutti, poi sputò a terra. Infine alzò lo sguardo, cercando con esso i suoi compagni, per vedere a che punto fossero.