Improvvisamente le carte in tavola si rovesciarono. L'obiettivo non era più distruggere l'orfanotrofio, ne la vecchietta e ne tanto meno i bambini che vivevano lì dentro. Anzi, sembrava proprio che non erano mai stati quelli in realtà gli obiettivi. Alaska ne fu sollevata di questo e si lasciò sfuggire un enorme sospiro di ilarità. Troppo ingenua, come sempre. L'unica lì dentro che non aveva ancora capito cosa stava succedendo, cosa sarebbe accaduto entro breve tempo...Almeno fino a quando la vecchia iniziò a spogliarsi, sotto lo sguardo perplesso di Alaska, rivelando la sua vera identità: una kamikaze.
La ragazza sgranò completamente gli occhi che rimasero fissi sulla figura dell'anziana signora, mentre ci furono altri scambi di battute fra i presenti.
La donna poi scatenò l'inferno semplicemente con un suo semplice gesto, premendo con tutta tranquillità e sicurezza il pulsante per far esplodere la dinamite che portava sul suo vecchio e rugoso corpo.
Alaska andò in panico completo notando poi che anche nell'edificio era cosparso di dinamite, al contrario del piccolo ragazzino che si rivelò essere pronto, rivelandosi per quello che era in realtà, un drago a due teste che con le sue ali protesse i giovani Hunter.
Alaska era sbalordita. Non solo la vecchia kamikaze ma ora c'era anche quel drago, quell'essere che le sembrava di conoscere anche se non le sembrava di averlo mai visto. Quell'essere che sembrava fregarsene di loro e che invece aveva salvato le loro vite, la vita della donna che diceva di odiare...
E poi il piccolo bimbo giacente a terra. Quello fu la cosa più brutta da vedere per lei, che si portò le mani alla bocca per trattenere un urlo di sfogo e di pianto, a fatica.
Ora si erano ritrovati tutti all'aperto, sotto una pioggia copiente.
E ora si era finalmente capito il vero motivo del perchè erano tutti lì.
L'obiettivo era la loro morte. Lei, il drago, Keba e Train dovevano morire.
Si ritrovarono quindi circondati da quattro elementi tutti molto diversi tra loro. L'idea era del combattimento uno ad uno, a quanto pareva.
*Ah perfetto! In confronto a loro io sono debolissima, cosa spero di poter fare?*iniziò subito a pensare preoccupata Alaska, dando di sfuggita un'occhiatina a Kokuryu. Akira l'aveva già protetta una volta, chissà se anche lui conservava un minimo di protezione nei suoi confronti. E ormai le era palese che quel drago aveva a che fare con il ragazzino deceduto.
Scosse la testa poi due volte, non doveva fare affidamento su nessuno, o almeno non prima di provare a combattere, che razza di Hunter era, altrimenti!?
Il primo a scegliersi l'avversario fu Keba che non esitò neppure un secondo, seguito a ruota da Train. Kokuryu, come Alaska, invece, dovevano ancora prendere avversario.
Fu l'assassino a puntare un dito verso di lei.
Voglio tedisse con voce sicura posizionandosi poi con una velocità pazzesca al suo fianco.
Forse aveva optato per lei perchè spaventato dal drago e comunque era chiaro che Alaska fra tutti i presenti era quella più debole.
Il ragazzo, che era molto più giovane di lei, e che quindi sperò Alaska fosse ancora inesperto come lei, si posizionò con il corpo, in posizione di attacco. Era forse un semplice combattente che non sapeva usare il Nen e simili, proprio come lei?
Vado prima io o inizi tu?fece con un sorriso gelido che morì subito lasciando posto ad un'espressione vuota, la stesse espressività che avevano anche i suoi occhi color ghiaccio.
Alaska non disse parola alcuna ma si mise in posizione di difesa lasciando così capire con un gesto la sua scelta. Non attaccava mai lei per prima.
Perfetto...E sia..disse atono il ragazzo sferrando il suo primo pugno che non andò a segno in quanto Alaska fu pronta a schivarlo.
Seguirono altre scene come quelle, con l'aggiunta di calci a dar supporto ai pugni. Il ragazzo continuava ad attaccare e la giovane Hunter se ne rimaneva sempre in difesa. Ogni tanto colpiva anche lei, qualche colpo andò anche a segno, ma quello dei pugni più leggeri, pugni che non fecero nulla al suo avversario.
Alaska continuava poi ad indietreggiare leggermente e l'assassino parve stufarsi della situazione creatasi tant'è che iniziò a sferrare i suoi colpi con più precisione e velocità. Aveva capito che il suo avversario era spesso sulla difensiva e che era molto veloce. E che i colpi di lei non avevano nulla a che fare con i suoi. Erano così "leggeri" che probabilmente aveva bisogno di colpirlo almeno dieci volte consecutive prima di buttarlo a terra.
Il ragazzo iniziò dunque a pestare più forte e quando riuscì a trovarsi un varco nella difesa di Alaska, riuscì ad avvicinarsi a lei, ad estrarre il coltellino che lei teneva legato sulla sua gamba ed a colpirla sul braccio sinistro, nonostante però avesse mirato al fegato.
Alaska si lasciò sfuggire un piccolo gemito di dolore e con un calcio veloce riuscì a colpire la mano con cui lui teneva il coltello. Facendo così l'arma cadde a terra e con un abile salto Alaska riuscì ad impadronirsene.
Ben presto il bianco mantello che indossava Alaska venne macchiato dal suo stesso sangue che si espandette velocemente in una pozza sul terreno che poi andò a mescolarsi con le pozzanghere formate dalla pioggia che continuava a scendere incessante.
La giovane fece qualche balzo indietro per guadagnare terreno, per essere dunque più distante dal suo avversario e velocemente strappò un lembo del suo mantello e si fasciò la ferita. Infine si rimise in posizione di difesa.
L'avversario nel frattempo non se ne era rimasto a guardare e l'aveva seguita, quindi non appena la ragazza aveva portato le sue braccia in avanti, le arrivò un altro pugno, che parò con poca difficoltà.
Sorrise lievemente mentre il suo avversario continuava ad assumere un'espressione glaciale di indifferenza. Sembrava non provare nulla, tranne una lieve stanchezza. Era a quello che Alaska stava puntando, a stancare il suo avversario per poi trovare via più facile per metterlo a ko. Conosceva le sue poche capacità e sapeva quindi che non ce l'avrebbe mai fatta in uno scontro contro di lui. Ma sapeva anche di avere una grande resistenza, che ora le sarebbe tornata utile.
L'assassino riprese con una sequenza sempre più lenta di pungi e calci, alcuni dei quali andarono anche a segno. Ma il nervosismo che la ragazza gli faceva provare era tanto che riuscì anche a distrarlo, permettendo così a lei di colpirlo più volte nello stomaco e nel fianco destro.
Il ragazzo si fermò per qualche istante e respirò con una leggera stanchezza addosso.
Sei già stanco?chiese lei sorridendogli con un sorriso tutto sommato buono e per niente sadico. Non ci riusciva ad esserlo.
A questa provocazione l'assassino si caricò ancora di più sia di forza che di vitalità, e in questo modo Alaska fu costretta ad usare il suo pugnale per difendersi, per la prima volta. Riuscì a colpirlo sulla spalla ma solo di striscio, forse troppo preoccupata a fargli del male non ci mise violenza alcuna.
Seguirono poi altre scene di lotta fino a che l'assassino stremato ma ancora molto motivato nel combattimento, riuscì a buttare a terra Alaska ed a piazzarsi sopra di lei, in modo da fare pressione con il suo corpo, in modo da non farla alzare.
La ragazza alzò verso di lui la mano con cui impugnava il piccolo pugnale pronta a colpirlo nuovamente, questa volta con più foga, ma il suo avversario riuscì a fermarla e a trattenere la sua mano. Nel frattempo con l'altra mano aveva preso l'altra mano della ragazza e l'aveva spinta a terra, sopra la sua testa. Con forza (e nemmeno tanta in realtà) portò anche la mano con cui lei impugnava ancora il coltello, sopra la testa, in maniera poi che con una sola mano l'assassino poteva tenerne due di lei.
E ora cosa pensi di fare ragazzina?disse rivelando un lieve sorriso tuttavia sempre atono guardandola con gli occhi che brillavano di un azzurro chiarissimo.
Alaska socchiuse per un istante gli occhi e quando li riaprì aveva uno sguardo misto tra la paura e la sfida. Sembravano volere sfidare il ragazzo, ma allo stesso tempo provavano terrore.
non so se posso fermarmi così ed aspettare ke magari uno di voi mi aiuti o devo concludere io...fatemi sapere XD